di Irene Palazzini (3C)
L’8 dicembre scorso Tim, Vodafone e Wind Tre hanno accolto l’invito di alcuni ministri italiani offrendo agli alunni gigabit gratuiti per la didattica a distanza. Molti studenti si erano infatti lamentati di dover usare i propri dati per collegarsi alle videolezioni. Queste lamentele sono state accolte dai vari ministri che si sono rivolti immediatamente ad alcune compagnie telefoniche che operano in Italia.
Dall’inizio della dad, infatti, le capacità e gli strumenti tecnologici dei professori e degli studenti sono certamente migliorati ma ci sono ancora delle difficoltà da superare e la principale sono le connessioni. La dad ha i suoi vantaggi: gli studenti stando a casa sono più agevolati, hanno a disposizione tutto il materiale di cui hanno bisogno, i professori riescono a spiegare meglio senza essere disturbati, anche grazie alle funzionalità di Meet, l’applicazione di Google per le videoconferenze. Molto importante è anche l’applicazione Classroom tramite la quale gli alunni possono comunicare con i professori e consegnare i compiti che vengono assegnati loro. Inoltre seguendo le lezioni da casa, da non sottovalutare c’è il vantaggio di non dover indossare le mascherine per tante ore di seguito.
La didattica a distanza, come tutte le cose, ha però anche i suoi aspetti negativi, che si ripercuotono sull’andamento scolastico dei ragazzi. Alcuni di questi dipendono dagli studenti stessi: alcuni fingono problemi di connessione per non partecipare alle lezioni o per tenere la webcam disattivata, altri si allontanano dal dispositivo durante lo svolgimento della lezione. Ad incoraggiare gli studenti ci sono in rete anche molti videotutorial che spiegano come fare per ingannare i professori. Questi comportamenti, quando vengono accertati, sono seriamente puniti, ma non sempre si può verificare la veridicità di quello che gli alunni dicono. Tutto dipende quindi dalla coscienza e dalla responsabilità del singolo alunno nell’evitare certi comportamenti. Poi ci sono invece i problemi veri, che né gli studenti né i professori possono risolvere. Si tratta dei reali malfunzionamenti dei dispositivi, degli account e delle piattaforme utilizzate. Le scuole gradualmente stanno provando a risolvere questi problemi distribuendo gratuitamente dei dispositivi a chi ne fa richiesta, ma non tutti gli istituti sono in grado di rispondere a tutte le richieste.
“La mia esperienza con la dad è stata abbastanza buona, grazie alla disponibilità di una buona connessione e di un dispositivo funzionante sono riuscita a seguire le lezioni – racconta Irene -. Ovviamente il rapporto che c’è a scuola con i prof e con i compagni non si può avere con le videolezioni, ma se si continua a lavorare per migliorare il sistema, la dad può essere un’ottima alternativa o anche un’aggiunta alle lezioni in presenza”.