di Giulia Faggioli (3B)
Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha ricordato con queste parole: “Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze”.
I massacri delle foibe sono stati omicidi di massa contro forze militari e cittadini che avevano la sola colpa di essere italiani, in Venezia Giulia, nel Quarnaro e in Dalmazia, avvenuti durante e dopo la Seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’Ozna, la polizia politica del maresciallo Tito.
Il loro nome deriva dagli inghiottitoi carsici, che in Venezia Giulia sono denominati “foibe”: in questi luoghi che si addentrano nelle viscere della terra, dalle nere e viscide pareti che terminano in un ammasso di detriti e melma, sono stati gettati i corpi delle vittime italiane, che furono anche massacrate nei lager di Tito. Il loro numero ammonterebbe a 20mila. I condannati venivano legati tra loro con del fil di ferro e messi sull’orlo delle buche; i primi 3-4 della fila venivano poi fucilati e, cadendo, trascinavano con loro gli sventurati compagni, che per giorni sarebbero rimasti ammassati sui corpi delle altre vittime.
Questa tragedia venne seguita dall’esodo giuliano dalmata, ovvero dalla quasi forzata emigrazione di persone di etnia e lingua italiana dai paesi sopracitati. I motivi di questo spostamento furono tanti: tra questi l’oppressione di un regime totalitario che impediva l’espressione dell’identità nazionale. Vengono conteggiati 350.000 emigrati, tra giuliani, quarnerini e dalmati, tra il 1945 e il 1956.
Solo nel 2004 venne approvata la legge Menia, dal nome del deputato Roberto Menia che l’aveva proposta, che ha istituito ”Il Giorno Del Ricordo ” il 10 febbraio di ogni anno.
Nel corso del tempo moltissime città italiane hanno deciso di intitolare vie, piazze e monumenti ai caduti delle foibe.
Il nostro dovere oggi è quello di conoscere il passato e di non compiere gli errori e gli orrori avvenuti nel tempo che fu nonché, come dice il capo dello Stato, “rinnovare ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani”.
Articolo interessante e ben scritto! Complimenti a Giulia e tutti gli studenti e docenti della Stradella per l’iniziativa