di Vincenzo Vergari (1D)
“Marte non è un luogo per deboli di cuore”. Con questa frase ha avuto inizio lo speciale televisivo, trasmesso giovedì 18 febbraio sul canale digitale Focus, dedicato all’ammartaggio del rover della Nasa Perseverance. La sonda è partita dalla Terra il 30 luglio 2020 e dopo aver percorso 470 milioni di chilometri è atterrata su Marte. Gli ultimi sette minuti dell’atterraggio hanno tenuto tutti con il fiato sospeso perché la sonda, dotata di esoscheletro e scudo termico, è stata sottoposta ad un forte stress. Perseverance è entrata nell’atmosfera marziana, molto più rarefatta di quella terrestre, ma comunque in grado di produrre un attrito tale da far raggiungere allo scudo termico la temperatura di 1.300 °C. Dopo l’apertura di un paracadute, a una quota molto più bassa, lo scudo termico si è staccato dal resto della sonda. Subito dopo si è staccato anche il paracadute e la sonda ha acceso i motori per rallentare ulteriormente la discesa fino a calare lentamente il rover sulla superficie del pianeta rosso.
L’obiettivo della missione spaziale, questa volta, non è solo quello di analizzare il terreno e l’atmosfera del pianeta, ma anche quello di cercare tracce di vita con lo scopo finale di trovare un ambiente favorevole alla sopravvivenza dell’uomo. A questo traguardo cosi importante sono legate però diverse problematiche.
In primo luogo un viaggio nello spazio, così come la permanenza su un pianeta, richiede la presenza di elementi essenziali come ossigeno, acqua e cibo. A tale proposito gli scienziati hanno pensato di creare un microecosistema artificiale basato sull’attività di un’alga verde-azzurra, la spirulina, che produce ossigeno e acqua in tempi brevi ma che allo stesso tempo ha il grande vantaggio di essere un ottimo alimento. Basti pensare che un solo chilogrammo di spirulina corrisponde a circa 1000 chilogrammi di verdure, non a caso è chiamata anche il Superfood degli astronauti.
Altra questione aperta, nel caso di permanenza su Marte, è quella che i raggi solari che arrivano sulla superficie del pianeta rosso sono dannosi, se non addirittura mortali, quindi le abitazioni dovranno essere costruite per bloccare la radiazione luminosa. Un progetto, chiamato Mars ice house, ipotizza di costruire alloggi utilizzando il ghiaccio presente in abbondanza sul pianeta. Il ghiaccio è in grado di far passare la luce solare ma anche di proteggere gli astronauti da un ambiente ostile come quello marziano.
Infine, gli astronauti dei futuri equipaggi dovranno sottoporsi ad un addestramento molto duro che gli permetterà di sopportare il basso valore dell’accelerazione di gravità, che equivale a circa 1/3 di quella terrestre, ma anche i problemi legati al rientro sulla Terra.