di Luca Bannetta e Luca Pacelli (3C)
Nonostante gli imprevisti degli ultimi mesi, tra emergenza sanitaria e didattica a distanza, la nostra rubrica sulle donne che hanno fatto la Storia va avanti. Nel mese di aprile vi proporremo cinque interviste a figure femminili che si sono distinte in ambiti diversi: dalla pittura allo sport, dalla letteratura alla moda, fino alla pedagogia.
Inizieremo oggi, con un’intervista alla mitica Alfonsina Morini, nota anche come Alfonsina Strada. Prima donna a competere in gare maschili, sfidando i pregiudizi dell’epoca e l’opposizione della sua famiglia, Alfonsina vinse molte corse contro gli uomini e viene considerata la pioniera della parificazione degli sport maschili e femminili.
Salve signora Morini, è un piacere poterla incontrare.
“Salve a voi ragazzi, piacere mio! Potete chiamarmi semplicemente Alfonsina”.
Va bene, Alfonsina. Come è nata la tua passione per la bicicletta?
“Nel 1901, quando mio padre comprò dal medico di famiglia una bicicletta arrugginita, uno dei regali più belli che ho ricevuto in vita mia; infatti, la bicicletta è diventata una vera e propria passione per me”.
I tuoi genitori sostenevano la tua passione per il ciclismo?
“No, i miei genitori non mi sostenevano, soprattutto mia madre che voleva solo che mi sposassi e che buttassi via la bicicletta”.
Qual è stata e dove si è svolta la tua prima gara?
“La mia prima gara fu a Reggio-Emilia, quando avevo solo 14 anni. Come premio mi diedero un maiale vivo”.
Però, che premio insolito! In ogni caso, i nostri complimenti! Ci puoi parlare anche del tuo primo Giro d’Italia del 1924?
“Oh certo, quella è stata la mia prima gara nel settore maschile; non ero molto agitata, perciò la affrontai con tranquillità. Sicuramente sono stata una delle migliori e potevo vincere, però realizzai un brutto tempo in una tappa. I giudici mi squalificarono, anche se mi consentirono di continuare il Giro fuori gara”.
Hai mai stabilito un record mondiale?
“Ebbene sì…a Moncalieri, in Piemonte, ho stabilito il record mondiale di velocità femminile con 37,192 chilometri orari. Vado molto fiera di questo record”.
Hai mai partecipato ad un campionato tutto al femminile?
“Sì, ma non era ufficiale. Si è disputato al parco di Josaphat di Bruxelles: sono arrivata 15esima…ne vado molto fiera”.
Com’era lo sport ai tuoi tempi?
“Lo sport era difficile per noi donne, perché ai miei tempi si prediligevano le competizioni maschili e le donne erano escluse da tutti gli sport. La danza e pochi altri sport erano considerati appropriati per le donne…ed era così dall’antica Grecia!”.
Oggi il ciclismo femminile è uno sport molto famoso soprattutto grazie a te, Alfonsina…lo sapevi?
“Sì, lo sapevo…e sono fiera di aver cambiato il mondo del ciclismo femminile in meglio. Sono, però, anche a conoscenza del fatto che solo all’inizio del 2020 è stata emanata una legge che ha equiparato le donne ai colleghi maschi, estendendo anche a loro le tutele sulle prestazioni di lavoro sportivo. Le donne hanno ottenuto la possibilità di essere considerate atlete professioniste; fino a prima le sportive si trovavano al pari di chi pratica uno sport per diletto, almeno dal punto di vista normativo”.
Cosa hai fatto alla fine della tua carriera da ciclista?
“Dopo la fine del matrimonio con Luigi Strada, da cui ho preso il cognome, mi sono risposata con Carlo Messori, un altro ex ciclista. Per non abbandonare la nostra passione, insieme abbiamo aperto un negozio di biciclette a Milano”.
Cosa ti ha portato, poi, a passare dalla bicicletta alla moto?
“Cominciando ad invecchiare, non riuscivo più ad andare veloce in bicicletta; allora ho voluto provare un mezzo a due ruote per arrivare ad una velocità maggiore senza fare fatica”.
Beh, hai avuto un bel coraggio! Grazie per il tempo che ci hai dedicato.
“Grazie a voi, ragazzi…e ricordatevi che lo sport è importante, per il fisico e per la mente. Tutti i giovani dovrebbero praticare almeno uno sport fuori dalla scuola”.