di Alessandro Troisi (3C)
Venerdì 14 maggio le classi terze della secondaria dell’Ic Stradella hanno incontrato in videoconferenza il professor Manuel Anselmi, sociologo e ricercatore all’Università Unitelma Sapienza di Roma. L’incontro-intervista ha riguardato i temi molto attuali del negazionismo e del complottismo.
Professor Anselmi, in che cosa consiste il negazionismo?
“E’ una parola oggi molto usata che indica l’atteggiamento di chi nega una verità ufficiale o diffusa che molti credono vera. In realtà negazionismo è una parola che risale a molto tempo fa: è stata usata principalmente in relazione a studiosi o intellettuali che negavano l’esistenza di eventi storici, soprattutto l’Olocausto. C’è un filone di pensiero e sono stati scritti tanti libri che negano i campi di concentramento e lo sterminio degli ebrei. Oggi il negazionista è anche chi nega il Covid o la stessa pandemia, affermando che è tutta una macchinazione dei poteri forti e che i dati che ci vengono forniti non sono veri”.
Che cos’è il complottismo?
“La parola complottismo indica un atteggiamento paranoico, di chi pensa sempre che la verità su un fenomeno non sia quella ufficiale, ma pensa che ci sia qualcosa di nascosto dietro. Il primo caso di complottismo nell’età moderna è legato alla Rivoluzione francese. Negli anni successivi molti pensatori sostenevano che la rivoluzione non fosse stata fatta dal popolo e dagli intellettuali rivoluzionari, ma fosse stata organizzata da alcuni ‘poteri forti’ di quell’epoca. Uscirono molti libri che spiegavano come la Rivoluzione francese fosse stata una grande congiura della massoneria o dei gesuiti. Il primo esempio di negazionismo ha riguardato invece la Shoah”.
Perché alcune persone negano che sia avvenuto l’Olocausto?
“Già prima che avvenisse l’Olocausto, c’erano persone che attribuivano agli ebrei responsabilità di tipo complottistico. C’erano anche dei libri come I protocolli dei savi di Sion, scritti nella Russia zarista, dove gli ebrei venivano accusati di cospirare per ottenere il dominio sul mondo. Quando è avvenuto l’Olocausto, una minoranza di persone ha continuato a dire che era tutta una macchinazione degli ebrei per farsi vedere come vittime. Ancora oggi questo atteggiamento continua, perché gli ebrei sono una popolazione dispersa in tutto il mondo e questa particolarità aumenta la diffidenza”.
Perché alcune persone diventano complottiste?
“Oggi il complottismo si sta diffondendo perché la complessità delle notizie è tale che molte persone non riescono a capirle. Il cittadino viene bombardato da una miriade di informazioni e non tutti hanno la capacità e gli strumenti analitici per spiegare i fenomeni e accettarli; tanti preferiscono darsi delle spiegazioni semplificate a modo loro ed è così che nasce il complottismo. Quando avverte una minaccia o qualcosa che lo disorienta, come il Covid, il complottista immagina subito che ci sia qualcuno dietro”.
Perché troviamo tra i complottisti anche persone colte? Pensiamo per esempio al filosofo Diego Fusaro…
“Perché anche gli intellettuali spesso portano avanti idee in modo semplificato ed è per questo che facciamo una distinzione tra teoria e ideologia. L’ideologia in generale è sempre una semplificazione strumentale. Fusaro, che pure riesce a dare quasi sempre spiegazioni complesse su alcuni temi filosofici, diventa ideologico per raggiungere un pubblico più vasto, fatto non solo di intellettuali. Di solito le teorie complottiste sono agganciate a ragioni politiche”.
Ci sono conseguenze penali per i negazionisti?
“Dal punto di vista penale non esiste il reato di negazionismo: c’è però la possibilità di prevenirlo con la cultura facendo sì che l’uomo possa sopportare la complessità del mondo”.
Il negazionismo è un fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti: con quali strumenti i prof possono intervenire?
“Un adolescente inizia ad uscire dalla famiglia, a costruirsi la propria identità sia sociale che pubblica, ed è per questo particolarmente sensibile alle contraddizioni della realtà. L’adolescente si pone tante domande. I prof possono aiutare gli alunni fornendo loro gli strumenti analitici con cui superare le paure”.
I complottisti esisteranno sempre?
“Il complottismo riguarda le relazioni sociali e quando nella società si impone un’immagine semplificata basata sull’opposizione amico-nemico si crea un problema. La democrazia è fatta di differenze e nella società democratica il complottismo sarà un fenomeno sempre presente, ma che può essere controllato con una comunicazione più chiara”.