di Gemma Frate, Gabriel Frate e Valerio Parlani (2F)
Un giorno il detective John e la sua assistente Megan ebbero un caso stravagante, poiché le vittime si conoscevano quasi tutte fra loro. A Carly Beggings le vennero separati gli organi dal corpo e messi in posizioni particolari: il cuore sopra la lingua, gli occhi dentro le orecchie, il cervello tagliato e infilato nelle scarpe e i reni al posto degli occhi. Sofì Scalio venne tagliuzzata in miliardi di pezzettini, messi poi in un calderone di ghisa con il brodo d’uranio. Marcus Scoler fu soffocato con un cuscino.
Quasi tutti, da ragazzi, frequentavano la stessa classe e all’epoca erano in cattivi rapporti con un certo Armando Poilert e un tale Lorwens Renerls; quest’ultimo, in passato, li aveva anche minacciati. Per il detective John i principali sospettati erano dunque loro due. Ora bisognava indagare a fondo, perciò decisero di interrogarli. Il primo fu Lorwens, che si dimostrò molto agitato, nervoso e soprattutto non voleva collaborare con il detective.
Dopo fu il turno di Armando, che al contrario di Lorwens, rispose molto tranquillamente, senza farsi nessun problema. L’assassino era, però, proprio Armando Poilert. Infatti, mentre il detective stava finendo di interrogarlo, Megan fece una missione per conto di John, ovvero andò a controllare nelle loro case. Nell’abitazione di Lorwens non trovò altro che bottiglie di birra sparse dappertutto, che in seguito si scoprì che gli servivano per calmarsi quando aveva i suoi attacchi d’ira. Invece, nella casa di Armando, Megan scoprì una stanza segreta dove si trovavano delle armi e uno strano gioco, tipo ruota della fortuna, con scritto i nomi di alcuni suoi conoscenti che lo avevano fatto soffrire da piccolo, tra cui quelli delle nostre vittime. Allora Megan corse subito da John per dirgli ciò che aveva scoperto, ma sfortunatamente fu afferrata da Armando mentre ritornava a casa. La ragazza però sapeva difendersi dal cinquantenne maniaco; infatti gli tirò un calcio in mezzo alle gambe facendolo cadere e scappò. Arrivata da Jonh gli raccontò tutto e misero in prigione Armando Poilert. L’omicida confessò e così fecero una scoperta raccapricciante: egli girava la ruota della “sfortuna” e la persona che veniva indicata doveva essere uccisa in modo stravagante. Per fortuna il nostro detective è riuscito a cavarsela anche stavolta grazie all’aiuto della sua assistente.
Alla prossima avventura!