di Giorgia Mantovani (3D)
Storia di una ladra di libri è un romanzo di genere storico/drammatico, scritto da Markus Zusak ed ambientato nella Germania nazista del 1939.
Lo scrittore è nato a Sydney (Australia) nel 1975 da madre tedesca e padre austriaco ed è il più giovane di quattro figli. Pluripremiato autore di diversi romanzi, tra cui The Underdog, Fighting Ruben Wolfe, When Dogs Cry, The Messenger, Zusak ha raggiunto la fama internazionale grazie al successo di The Book Thief, più noto come ‘Storia di una ladra di libri‘, un racconto per il quale si è ispirato alle esperienze vissute dai genitori durante il nazismo. Pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Frassinelli, il romanzo è composto da 564 pagine ed è stato tradotto in più di trenta lingue, riscuotendo un enorme successo in tutto il mondo. In totale ha venduto oltre otto milioni di copie. In Italia è stato ristampato nel febbraio 2014 ed è risultato il libro più venduto di quell’anno. Dal romanzo è stato anche tratto l’omonimo film di successo.
Attraverso il racconto fatto dalla Morte viene narrata la storia di Liesel Meminger che, con la madre ed il fratellino Werner, è in viaggio “verso Monaco, dove i due ragazzi sarebbero stati affidati a genitori adottivi” (pag. 19). La loro madre è perseguitata dai nazisti per le sue idee politiche e non può correre il rischio che i suoi figli vengano presi dalle SS, le milizie speciali tedesche.
Werner, a causa del freddo intenso dell’inverno, muore durante il viaggio in treno e viene sepolto alla stazione ferroviaria in un “luogo senza nome” (pag. 22). “Era il gennaio del 1939. Liesel aveva nove anni, quasi dieci. Suo fratello era morto” (pag. 21); accanto alla sua tomba, seminascosto in mezzo alla neve, Liesel trova un piccolo libro “nero e rettangolare”, con “una scritta d’argento sulla copertina” (pag. 24). Si tratta del “Manuale del necroforo”, “caduto dalla tasca del cappotto di un becchino quattordicenne” (pag. 23), che si era occupato della sepoltura del bambino. Non sapendo leggere, la nostra protagonista non ha idea di quale sia l’argomento del libro; per lei “la cosa fondamentale era il suo significato” (pag. 38): quell’oggetto rappresenta, infatti, l’ultima volta che ha visto suo fratello e sua madre e per questo se ne appropria, stando bene attenta a non farsi vedere. “La ladra di libri aveva colpito per la prima volta…l’inizio di una brillante carriera” (pag. 29).
Giunta nella città di Molching, la ragazza viene affidata ad Hans e Rosa Hubermann e il primo giorno di scuola viene presa in giro dai compagni di classe quando dichiara di essere analfabeta. Gli unici che la sostengono sono il vicino di casa, Rudy Steiner, con il quale stringe un forte legame di amicizia, ed il padre adottivo, che le insegna a leggere e a scrivere, sviluppando in lei una vera passione per i libri e la lettura. Quando, in occasione del compleanno di Adolf Hitler, il Partito nazista ordina di bruciare tutti i volumi proibiti, Liesel disobbedisce e, di nascosto, sottrae un volume da “sotto un cumulo di ceneri fumanti” (pag. 86). È il 20 aprile 1940: sono passati 463 giorni dal primo furto. “Al termine di un pomeriggio ricco di grande eccitazione, belle malefatte, una caviglia insanguinata e uno schiaffo da una mano fidata, Liesel Meminger colse il suo secondo successo. Era un libro azzurro con una scritta rossa impressa sulla copertina, e sotto il titolo c’era la figurina di un cuculo, sempre in rosso”. Questa volta Liesel viene vista da una ricca signora, Ilsa Hermann, che tuttavia non la denuncia ma, anzi, le permette di avere accesso alla sua enorme biblioteca personale. Ilsa conosce quella ragazza: è la figlia adottiva di Rosa Hubermann. Rosa lava e stira il bucato degli Hermann e Liesel è addetta alla riconsegna del vestiario pulito. Quando i rapporti con la ricca donna si rovinano per la decisione del marito di “rinunciare ai servigi di Rosa” (pag. 268), Liesel, spinta dal risentimento per il licenziamento della madre ed aiutata dall’amico Rudy, escogita un piano per entrare di nascosto nella loro casa con l’intenzione di “prendere in prestito” un libro. “Era a casa, tra i libri del sindaco, libri d’ogni forma e colore, con i loro titoli d’argento e d’oro. Sentiva l’odore delle loro pagine. Poteva quasi gustarne le parole, mentre le si accatastavano intorno. I piedi la portarono verso la parete di destra. Conosceva bene quello che desiderava, la sua esatta posizione […]. Fece un passo in avanti e prese il libro” (pag. 296).
“Aveva già rubato libri in precedenza, ma nel tardo ottobre del 1941 la cosa divenne ufficiale. Quella sera Liesel Meminger diventò sul serio una ladra di libri” (pag. 300).
Nel frattempo, la famiglia Huberman accoglie e nasconde in casa il pugile ebreo Max Vandenburg, fuggito alle SS durante “la notte dei cristalli. Fu la sciagura che distrusse tanti altri ebrei, ma per lui si rivelò anche il momento di fuggire. Aveva ventidue anni” (pag. 198). Il giovane, colto e sensibile, stringe una profonda amicizia con Liesel e la incoraggia a leggere e scrivere, regalandole un piccolo diario su cui riportare i propri pensieri. Quando i nazisti intensificano la caccia agli ebrei, Max è costretto a fuggire, riaprendo in Liesel una profonda ferita. Ancora una volta sta, infatti, perdendo una persona cara e, purtroppo, non sarà l’ultima. Di lì a poco si scateneranno una serie di terribili avvenimenti, che segneranno per sempre la vita della nostra giovane protagonista.
Liesel è una ragazza come tante; un’adolescente con una grande passione per i libri. Lei li salva dalla distruzione e a sua volta viene salvata da loro. I libri la aiutano a sopportare il peso della crudeltà e degli orrori del nazismo. Sa bene che in essi potrà sempre trovare rifugio e conforto dalle mille difficoltà della vita, ma ancor di più Liesel ha capito che i libri sono uno strumento prezioso per aumentare le sue conoscenze e, quindi, per essere libera.
Il linguaggio è chiaro e diretto. I dialoghi sono molto efficaci e i personaggi sono descritti molto bene. Gli eventi sono narrati in modo preciso e con spiegazioni ricche di particolari.
La frase che mi è piaciuta di più è: “un’opportunità conduce direttamente ad un’altra, come un pericolo conduce ad un pericolo maggiore, la vita a più vita, e la morte a più morte” (pag. 85-86). Secondo me queste parole ci incoraggiano a vivere la nostra vita in modo dinamico. Siamo noi a doverci costruire il futuro e a doverci creare le nostre opportunità. Possiamo iniziare con poco, per arrivare passo dopo passo a qualcosa di più grande. Non dobbiamo rimanere con le mani in mano in attesa che le cose ci capitino, ma dobbiamo agire perché “da cosa nasce cosa”. La regola, però, è ricordarsi sempre che le cattive azioni portano di solito a brutte conseguenze, mentre le buone azioni producono generalmente benefici elevati.