di Aurora Saraceni e Gioia Pancianeschi; copertina di Aurora Saraceni (2F)
Nella scorsa puntata…
Non sapevo cosa dire, ma mi feci coraggio e chiesi:
– Chi è morto?
– Heterkeit! – rispose.
Seconda puntata: Ableben
Ebbi un tuffo al cuore. Speravo fosse uno scherzo, un pessimo scherzo, ma dall’espressione preoccupata del mio collega intuii che non era così. L’anima di un povero ragazzo era stata portata via dal suo corpo in giovane età; la cosa peggiore che potesse accadere a qualcuno. Presi il giacchetto e corsi a casa di Freddie. Fuori, nel giardino della casa, c’erano volanti della polizia e uomini della scientifica dappertutto. Non riuscivo a restare in piedi e mi girava la testa. Credo di non aver mai provato così tante emozioni mischiate in tutta la mia vita: rabbia, tristezza, paura, confusione inondavano la mia mente e sopprimevano i miei pensieri. Nessuno pensa mai al bene che si prova per una persona fin quando non la si perde. Mi ripresi e mi affrettai ad entrare nella casa cercando Freddie. Lo trovai che parlava con alcuni membri della scientifica, perplesso, perciò decisi di parlargli in un secondo momento. Mi girai e vidi Betty che era sulle scale e piangeva davanti alla camera di suo figlio, luogo dove fu ritrovato il suo corpo. Benjamin, invece, era davanti al camino che consolava sua sorella Olivia in lacrime. Cercai di confortare tutti i familiari e andai a chiedere informazioni ad un poliziotto; gli chiesi se il caso fosse stato già assegnato a qualche detective e fortunatamente mi rispose di no. Allora gli domandai se potessi occuparmene io; mi rispose dicendomi che avrebbe chiesto ai suoi superiori e mi avrebbe informato più tardi. Avevo intenzione di risolvere questo caso a tutti i costi, anche se avessi dovuto rischiare la mia vita. Mentre parlavo, notai che fuori dalla finestra, in mezzo alla folla, c’era un ragazzo che supplicava i poliziotti di farlo entrare e di poter vedere il corpo di Heterkeit. Aveva un viso familiare, ma non ricordavo di preciso chi fosse così uscii fuori e mi avvicinai a lui.
– Hey, scusa, vorresti entrare?
– Sì, la prego! – mi rispose.
– Vorrei sapere chi sei – allora gli chiesi.
– Sono Niko, io ed Heterkeit siamo, anzi eravamo, migliori amici.
Improvvisamente ricordai chi fosse quel ragazzo. Lo avevo già visto svariate volte qui a casa loro quando Heterkeit era piccolo. Ricordai anche che Freddie mi aveva parlato di lui. Mi disse che era molto in gamba per essere un orfano, infatti riuscì ad avere un’istruzione di primo livello grazie alle sue ottime capacità. Lo guardai con dispiacere e lo invitai ad entrare. Un poliziotto tentò di fermarmi, ma gli feci un cenno rassicurante. Lui capì il messaggio e ci lasciò andare. Entrammo insieme, fissai Niko e dal suo sguardo, perso nel vuoto, intuii che stava ricordando qualcosa. Eki, il cane, corse da lui,;Niko si abbassò per accarezzarlo ed Eki gli leccò le mani; evidentemente lo conosceva molto bene.
Niko mostrò un lieve sorriso, che si spense appena arrivò Freddie che gli mise una mano sulla spalla per consolarlo. Ero in ufficio poche ore dopo, quando mi arrivò una chiamata dalla polizia per avvertirmi che ero stato incaricato come detective ufficiale del caso di Heterkeit. Mi misi subito a lavoro esaminando i dati rilevati dalla scientifica e ci passai tutta la notte. Il mattino dopo arrivarono i risultati dei test che dicevano che Heterkeit era morto per un’emorragia interna causata dalla puntura di un ago e sul suo corpo era stata rilevata anche una piccola lesione alla spalla causata, probabilmente, da una forte botta. Oltretutto risultarono tracce di un sonnifero nel suo corpo. Questi risultati mi sembrarono strani, così per saperne di più andai alla centrale di polizia ad ascoltare gli interrogatori dei familiari del defunto. Dopo aver ascoltato tutti i parenti, avevo già una conclusione che mi sembrava però troppo banale. Secondo le prove il colpevole era Benjamin; infatti la sera prima dell’omicidio lui portò del tè ad Heterkeit con una tazzina sulla quale erano state ritrovate delle tracce di sonnifero, lo stesso assunto dal fratello defunto. Quella di Benjamin doveva essere un’azione gentile, ma finirono, come sempre, per litigare. Fatalità, il mattino dopo quella forte litigata Heterkeit fu ucciso. Andai sul luogo del delitto per prelevare alcune prove e mi resi conto, dopo alcune analisi, che il DNA ricavato dalle impronte di Heterkeit combaciava con quello di tutti i familiari tranne che con quello di Betty.
Così, insospettito, andai a casa di Freddie per prendere un tè e parlare un po’ di tutto quello che stava accadendo. Suonai e mi aprì la porta Betty. Dopo essere entrato le chiesi dove fosse Freddie e mi disse che al momento non era in casa e non sapeva neanche dove fosse.
Betty mi portò in cucina e chiese a Benjamin di prepararmi un tè.
Quando Benjamin finì di prepararlo, gli chiesi se avesse potuto lasciarci soli.
Betty si alzò, si lavò le mani e portò il tè. Così, tra un sorso e l’altro, cominciai a parlarle dello strano fatto del DNA quando, a un certo punto, mi sentii cadere in un sonno profondo, come se tutta la stanchezza accumulata in quei giorni si fosse sprigionata in quel momento.
Quando aprii gli occhi, mi ritrovai sotto un albero di ciliegio, immerso nel buio più totale.
To be continued…