di Camilla Camagna (3B)
Ciao a tutti amici dello Stradellino e bentornati per questa nuova intervista! Quest’oggi l’ospite speciale, che andremo ad intervistare, è Gabriele D’Annunzio, accompagnato dalla sua personalità complessa e senza dubbio inimitabile.
Salve e benvenuto signor D’Annunzio, è molto elegante quest’oggi.
“Salve a tutti, è un vero onore essere qui; grazie per il caloroso benvenuto e per le blandizie, tengo particolarmente a risaltare la mia eleganza ed il mio charme. Ma diamoci del tu, che ne dici?”.
Assolutamente d’accordo. Allora, cominciamo dall’inizio della tua storia.
“Certo! Dunque, nacqui a Pescara il 12 marzo 1863 e studiai nel collegio di Prato, capoluogo toscano. A scuola mi feci subito notare per il mio talento poetico e la mia perspicacia “pubblicitaria”; infatti, all’età di sedici anni, diffusi sui giornali quella che oggi definireste una fake news, in cui si annunciava la mia morte, di modo che le vendite del mio libro aumentassero. Una mossa geniale lo so, tutt’oggi me ne compiaccio. Successivamente, all’età di diciotto anni mi trasferii nella bella Roma, con i suoi splendidi salotti letterari, ma ero lì per un motivo ben preciso: frequentare l’università di Lettere. Purtroppo, non la conclusi mai perché troppo attratto dagli ambienti frequentati dall’alta società romana”.
A Roma come e quanto crebbe la tua fama?
“Lì divenni piuttosto celebre per il mio talento, oltre che per le numerose avventure sentimentali intraprese e per la mia classe: ero un vero esteta”.
Volevo arrivare proprio qui: potresti spiegare bene in cosa consiste la figura dell’esteta?
“Ma naturalmente! L’estetismo è uno stile di vita che consiste nel vivere la propria vita come un’opera d’arte, magnificamente irripetibile e alla ricerca della bellezza. Ne parlo abbondantemente ne Il piacere, dove io stesso incarno, nella figura di Andrea Sperelli, gli ideali di questo stile. Sperelli intende vivere la sua vita esclusivamente all’insegna della bellezza e dell’arte. Anche nel romanzo stesso, detto tra noi, tengo più ai termini usati che alla trama stessa”.
Hai menzionato Il Piacere…ci puoi parlare anche delle altre opere?
“Nel 1879 pubblicai a spese di mio padre il mio primo libro di versi, Primo vere, seguito da Canto nuovo. In quel periodo iniziai anche a scrivere dei racconti, che vennero pubblicati nella raccolta Le Novelle della Pescara; poi, a ventisei anni, nel 1889, pubblicai appunto Il Piacere, primo di molti romanzi che mi fecero ottenere un successo internazionale.
In quel periodo ottenevo notevoli guadagni grazie alle numerose opere pubblicate, tuttavia essi non bastavano a sostenere le spese che valevano i miei lussi: pretendevo infatti abiti all’ultima moda, oggetti preziosi, cibi raffinatissimi e ville sfarzose.
Dopo aver vissuto in una di queste bellissime ville nei pressi di Firenze con una famosa attrice dell’epoca, nonché mio grande amore, Eleonora Duse, la quale mi spinse anche a scrivere testi teatrali, scappai in Francia perché inseguito dai creditori.
Soggiornai lì per cinque anni, fino a quando tornai in Italia nel 1915 per sostenere la campagna interventista e allo scoppio della guerra mi arruolai volontario per partecipare al conflitto.
In questo periodo compii delle spettacolari imprese, come la “Beffa di Buccari” o quando sorvolai Vienna lanciando manifestini tricolori.
Alla fine della belligeranza occupai la città di Fiume per annetterla all’Italia e mi feci portavoce della vittoria “mutilata”.
Successivamente sostenni il movimento fascista di Mussolini, ma non mi iscrissi mai al partito per conservare la mia autonomia.
Nel 1921 mi stabilii nella villa che battezzai come “Vittoriale degli italiani”, sul lago di Garda, e che trasformai in un mausoleo pieno di oggetti preziosi, opere d’arte e cimeli della mia vita di esteta e uomo d’azione.
Non smisi mai di scrivere. Ho composto poesie, romanzi, novelle, testi teatrali; mi dedicai anche alla pubblicità e al cinema”.
Oltre ad essere uno scrittore, hai ricoperto molti altri ruoli, giusto?
“Esattamente, sono stato scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano”.
Insomma, a quanto pare hai vissuto la vita a pieno, ma ti senti davvero soddisfatto?
“Domanda perspicace, che richiede una risposta altrettanto acuta e, per quanto sia complicato rispondere al quesito, ci proverò. Vivere alla costante ricerca della bellezza non sempre gratifica come si spera e, quasi inevitabilmente, non si raggiungono gli obiettivi caratteristici dell’esteta e del superuomo”.
Risposta più che appagante, ti ringrazio per la disponibiltà. Detto questo, con mio scontento, ci dobbiamo salutare. Alla prossima signor Gabriele, è stato un privilegio poterti intervistare.
“Perbacco! Il tempo è proprio volato! È stato un vero Piacere rispondere alle tue domande, come se fosse una chiacchierata amichevole. A presto amici e buona giornata”.