di Aurora Saraceni (2F)
Io e mia sorella Kat abbiamo portato nostro cugino Salim al London Eye, la grande ruota panoramica di Londra, perché non c’era mai stato. Lunedì 24 maggio alle 11:32 lo abbiamo visto salire. Lunedì 24 maggio alle 12:02 la sua capsula ha finito il giro, le porte si sono aperte e tutte le persone sono uscite. Tranne Salim, che si è volatilizzato.
Io e Kat siamo stati interrogati dalla polizia, ma fortunatamente, per vari motivi, non siamo sulla lista dei sospettati.
Salim è salito da solo e insieme a lui non c’era nessuno. Non abbiamo la minima idea di dove sia andato. Forse, se io e Kat fossimo saliti con lui, non sarebbe scomparso nel nulla. Non riesco a definire le mie emozioni, non so come mi sento. In colpa? Arrabbiato? Anche se la colpa non è mia. Triste? Non lo so. Ma in fondo, come avrei potuto prevedere tutto ciò? Lasciamo perdere, ora la nostra speranza è di ritrovare nostro cugino. Spero non sia morto. La zia ci rimarrà male sennò.
I poliziotti hanno chiesto agli addetti della ruota panoramica se lo hanno visto scendere. Tutti hanno risposto quasi allo stesso modo: – L’ho visto entrare, ma non l’ho visto uscire; – L’ho visto comprare il biglietto ma non mi sembra sia uscito.
Sento una voce alle mie spalle. Mi giro, ma non c’è nessuno. Che strano, avrei giurato di averla sentita. Possibile che Salim si sia buttato manomettendo le porte?
– È impossibile. Se fosse veramente così, come ha fatto a manometterle? E poi lo avrebbero visto buttarsi, nel fiume o per terra -, mi risponde una voce.
Prossima ipotesi. Che qualcuno lo abbia ucciso sulla ruota?
-No… -, mi dice di nuovo la voce. – Salim è salito da solo, quindi è impossibile che sia stato ucciso. E poi, sarebbe strano se fosse stato ucciso in meno di mezz’ora senza che nessuno abbia lasciato tracce del delitto.
Non faccio troppo caso alla voce che mi risponde. È una cosa normale. Almeno per me. A volte è un po’ fastidiosa, ma non posso cacciarla purtroppo. Ci si convive.
Salim è svanito nel nulla senza lasciare tracce o indizi della sua scomparsa. Sembra quasi che io abbia assistito ad un evento soprannaturale. Un fantasma? Uno spirito? Uno stregone? Mio cugino non è nessuna di queste tre cose. Qualcosa deve essere per forza successo. Qualcosa di reale, non qualcosa di magico. Anche se tutto ciò sembra una finzione.
Sento un rumore, un’altra volta. Qualcosa simile ad un bisbiglio.
Mi giro, ma non c’è nessuno. Alle mie spalle c’è solo la ruota panoramica, deserta.
Non c’è quasi nessuno, non ci sono nemmeno i poliziotti.
Dove sono finiti? Probabilmente stanno indagando da qualche altra parte. Mi chiedo dove.
Stanno indagando senza trovare prove che giustifichino la scomparsa di Salim. Forse l’hanno trovato? Non lo so.
Se fosse corso via mentre scendeva? Ma con quale ragione lo avrebbe fatto?
E se invece non fosse mai salito? Riflettendoci…lui soffriva di vertigini ed era spaventato dai luoghi alti. Perché è voluto salire sul London Eye se aveva paura?
Questa volta, la Strana Voce non è venuta in mio soccorso ad aiutarmi. Forse dovrei lasciar perdere e sperare che i poliziotti lo trovino. Anche se di questo passo, non credo lo troveranno mai.
Cavolo, mi sono perso nei miei pensieri un’altra volta. Dove sarà andata Kat? Non importa. Sarà con i poliziotti.
Nel mentre che pensavo, non mi ero accorta che la Strana Voce che prima non era venuta in mio aiuto, è tornata.
– Salim non è qui –, ha detto.
– E tu come lo sai? -, chiedo io.
…
Che vuol dire? Mio cugino non è a Londra? È morto?
Un’altra voce mi chiama di nuovo. Ma questa volta, non è una delle voci che vive con me. È Kat, mia sorella.
– Hey…ma che ti prende? Sei matto? Sai per quanto tempo mi hai fatto correre? Mi stavo preoccupando! Se volevi venire al London Eye bastava dirmelo e ti avrei accompagnato volentieri! Guarda che mi sono preoccupata… Hey! Mi stai ascoltando almeno?!?
-Shhhh! -, zittisco Kat.
– Silenzio, sto pensando a nostro cugino.
– Ma che stai dicendo? -, mi chiede lei.
Rigiriamo la domanda. Che cosa stai dicendo te!
– Mi spieghi che cosa hai fatto per tutto questo tempo? -, le chiedo, alzando la voce.
– Sei arrabbiato? -, dice lei, con un filo di voce.
La domanda mi stupisce tanto da zittirmi. Non so cosa rispondere. Non so come mi sento, non lo riesco a capire. Rimango in silenzio, guardando altrove.
– Senti…mi dispiace averti lasciato solo, ma sei tu che hai cominciato a correre, quindi vorrei sapere cosa è successo.
Correre? Ma che sta dicendo? Noi siamo sempre stati qua!
– Spero tu stia scherzando. Se mi stai prendendo in giro, sappi che non è affatto divertente! Nostro cugino è sparito! Come puoi metterti a giocare in una situazione del genere? -, le grido contro.
Oh no, l’ho spaventata. Non avrei dovuto gridare.
Kat mi guarda, prima stranita, poi assume una faccia con un’espressione mischiata alla paura e allo spavento. Torna seria e mi dice: – Ma…noi non abbiamo un cugino.
Non credo alle parole di Kat. Mi sono immaginato tutto?