di Alberto Olivieri (3B)
Sono trascorsi trent’anni dal 23 maggio 1992, dalla morte di Giovanni Falcone, un emblema della lotta alla Mafia ancora oggi fonte di ispirazione per tutti: uomini, donne, giovani e anziani di tutta Italia, affinché la lotta alla mafia continui e si tramandi da generazione in generazione.
Giovanni Falcone nacque a Palermo il 18 maggio 1939. La sua nascita fu molto particolare: si dice che, mentre la madre stava partorendo, dalla finestra entrò una Colomba bianca, come se stesse a simboleggiare che il piccolo Giovanni era destinato a combattere contro il Male. Visse nel quartiere della Kalsa che purtroppo dovette abbandonare poco dopo la sua nascita per via dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Nel 1961 si laureò, con 110 e lode, in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo e, poco tempo dopo, entrò a far parte della magistratura italiana. Nel 1967 ci fu il suo primo importante processo legato alla banda del boss della mafia Mariano Licari.
L’organizzazione antimafia nacque per mano e dalla cooperazione di un gruppo di giovani magistrati: Falcone, Chinnici, Di Lello e Borsellino. Il loro obiettivo fu quello di dare Palermo ai palermitani e la Sicilia in generale a uomini leali e onesti.
Purtroppo nel 1992, mentre Falcone stava tornando a casa da Roma, come sua abitudine alla guida della sua Fiat, sull’autostrada A29 verso Palermo, alle ore 17:58, vennero fatti scoppiare 1000 kg di tritolo. L’attentato, organizzato da Giovanni Brusca, provocò la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“A trent’anni dalla Strage di Capaci, il Governo ricorda con profonda commozione tutte le vittime. La loro memoria è forte, viva, universale”, afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Grazie al coraggio, alla professionalità, alla determinazione di Falcone, l’Italia è diventato un Paese più libero e più giusto. Falcone e i suoi colleghi del pool antimafia di Palermo non hanno soltanto inferto colpi decisivi alla mafia. Il loro eroismo ha radicato i valori dell’antimafia nella società, nelle nuove generazioni, nelle istituzioni repubblicane. Oggi – sottolinea – dobbiamo continuare a far rivivere il senso più profondo dell’eredità di Falcone, nella lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e nella ricerca della verità. Lo dobbiamo ai loro cari e ai cari di tutte le vittime dello stragismo mafioso”.
“Quanto avvenuto trent’anni fa, con le stragi di mafia, è stato un evento traumatico per la nostra Repubblica, un trauma profondo, da cui però qualcosa è rinato. È stato un momento di riscatto”. Lo ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, intervenendo in occasione dell’evento “La memoria di tutti. L’Italia, Palermo trent’anni dopo”, promossa dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. La ministra Cartabia ha citato la legislazione antimafia, ‘originalissima’ risposta dello Stato dopo le stragi, che “è stata esportata in tutto il mondo”.