a cura della classe 1F
Con il nome Tuscia intendiamo la parte nord-occidentale della regione Lazio e più precisamente la provincia di Viterbo.
Questo territorio è stato abitato sin dalla notte dei tempi ed ha ospitato numerose civiltà, come quella falisca, etrusca e medievale.
Viterbo, il nostro capoluogo di provincia, è stata al centro della vita politica e religiosa europea durante il tredicesimo secolo ed è per questo che, per dare lustro all’origine del comune, cominciarono a diffondersi delle leggende sull’origine straordinaria del nostro territorio. Le leggende, a differenza dei miti, sono indissolubilmente legate al luogo che le ha immaginate.
Oggi incontreremo un eroico personaggio che ci racconterà degli avvenimenti sbalorditivi.
«Ragazzi, mi chiamo Eracle nella lingua greca o Ercole nella lingua latina e sono figlio del dio Zeus e della mortale Alcmena.
Un giorno, mentre per dissetarmi ero alla ricerca di una dolce botte di vino, vidi una città distrutta. Chiesi notizie ai pochi sopravvissuti, i quali mi raccontarono che la città, Sorrena, era stata fondata da Italo, discendente di Iafet, uno dei tre figli di Noè. Sorrena, assetata di potere, cominciò ad attaccare le città vicine che alla fine la rasero al suolo. Ascoltando queste parole io provai dolore perché questo splendido paesaggio aveva proprio bisogno di essere dominato da un possente castello. Quindi decisi di donare ai miei nuovi amici un maniero che si sarebbe chiamato “Castello d’Ercole”. Oltre a ciò, innamorato di queste terre, regalai anche il mio simbolo, il leone.
Dal “Castello d’Ercole” piano piano crebbe una nuova città che prese il nome di Viterbo e che conserva ancora oggi il leone nello stemma comunale.
Qualche tempo dopo, passeggiando tra i faggi della selva dei Cimini vidi le ninfe Melissa e Amaltea. Rimasi abbagliato dal loro fascino. Le inseguii.
Vedendomi correre, gli abitanti di quelle zone vollero sfidarmi affinché io mostrassi la mia forza. Infastidito dalla loro insistenza, scagliai con tutta la forza la mia clava che si conficcò nel terreno.
La gente provò ad estrarla ma nessuno riuscì nell’intento. Scese la sera e io decisi di intervenire. In un silenzio tombale estrassi con un solo tentativo la mia clava. Dal foro sgorgò acqua. Tanta acqua. Così tanta da inondare tutto il territorio circostante. Si era formato il Lacus Ciminus ovvero il Lago di Vico.
Dopo tanti secoli Viterbo e il Lago di Vico sono ancora lì.
Che fatica, ma che soddisfazione!».
In copertina e di seguito, alcuni dei disegni realizzati sulla vita di Ercole e sulla Tuscia viterbese.
Bravissimi