Conversazione informale con l’astrofisica Silvia Piranomonte che svolge la sua attività di ricerca presso l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). L’incontro con la scienziata ha avuto luogo durante l’evento on line “Le donne nella scienza”, organizzato dall’associazione Shot Astrónomico nell’ambito del progetto “Sguardi sul cielo del Lazio” con lo scopo di dare visibilità al ruolo delle donne nella scienza e contribuire a ridurre gli stereotipi associati.
Quando ha capito di avere una passione per l’astronomia?
“Fin da bambina ero molto curiosa ed affascinata da scoperte ed esplorazioni. Ho frequentato un istituto dove si dava molto spazio allo studio delle scienze e proprio durante il primo anno della scuola media ho avuto la possibilità di leggere una breve biografia dello scienziato Albert Einstein, uno scienziato che ha rivoluzionato la fisica semplicemente con le sue intuizioni e che per gli astrofici rappresenta ancora oggi un importante punto di riferimento. Quindi proprio da qui credo sia nata la mia passione per la scienza e poi per l’astronomia. Un ruolo fondamentale lo hanno giocato due professoresse, incontrate durante il liceo, che non solo mi hanno stimolata per quello che mi insegnavano ma mi hanno anche incoraggiata ad intraprendere la carriera che mi ha portata a diventare un’astrofisica. Inoltre, negli anni di studio mi hanno accompagnata una forte motivazione, determinazione e un profondo senso critico ma soprattutto un lato importante del mio carattere, ovvero il voler trovare le risposte scientifiche a tutto”.
Era una brava studentessa?
“Sì, ero brava in matematica e scienze, ma anche nelle lingue. Il mio problema, se così si può chiamare, era la condotta. Ero molto esuberante e spesso durante i compiti in classe aiutavo i miei compagni in difficoltà”.
Ci parla del percorso di studi che l’ha portata a diventare un’astrofisica?
“Per diventare un’astrofisica ho conseguito una laurea in fisica, con indirizzo in astrofisica, e poi un dottorato in astronomia. Dopo il dottorato ho continuato a fare ricerca frequentando laboratori in Italia, Europa e Stati Uniti e poi, nel 2016, sono entrata a far parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) nella sede di Roma”.
Il suo percorso di studi è stato faticoso?
“Sì, il mio percorso di studi è stato faticoso però aggiungo che, quando ti poni un obiettivo e vuoi raggiungerlo, inevitabilmente dovrai mettere in campo tutte le tue forze. Niente si ottiene con la fortuna o con il poco impegno. È la passione per quello che studiamo ci fornisce l’energia necessaria per sostenere la fatica”.
Ha incontrato ostacoli lungo il suo percorso che l’ha portata a diventare una scienziata?
“Alcuni esami affrontati all’università sono stati molto difficili e quindi ho passato dei periodi chiusa in casa a studiare. Tra tutti gli esami quelli in assoluto più impegnativi sono stati fisica teorica e cosmologia, ovvero la materia che studia l’origine dell’Universo alla base della quale c’è la relatività generale formulata da Albert Einstein. Ripeto, però, se si ha passione per un qualcosa, la fatica che richiede non si sente. Questo non significa che lo studio deve annullare qualsiasi altro nostro interesse anzi io stessa, oltre la scienza, ho una grande passione per lo sport che pratico assiduamente”.
Qual è il suo campo specifico di studio?
“Negli anni mi sono occupata di ammassi di galassie, di nuclei galattici attivi (blazar) – ovvero di galassie con all’interno dei buchi neri molto attivi -, mentre attualmente mi dedico all’astronomia multi-messaggera, il cui obiettivo è mettere insieme le diverse informazioni che arrivano dall’Universo. In particolare mi occupo di cercare e, quindi, studiare le sorgenti dalle quali arriva una luce particolare, quelle sorgenti che generano le onde gravitazionali che non sono altro che delle perturbazioni che avvengono all’interno dello spazio-tempo e possono essere generate da esplosioni di stelle massicce oppure dallo scontro di stelle di neutroni o buchi neri.
Le onde gravitazionali, dalla sorgente luminosa che le ha generate, viaggiano attraverso lo spazio e il tempo in maniera simile alle onde generate da un sasso gettato in acqua, e arrivano fino alla Terra dove degli strumenti adatti possono rilevarle e studiarle”.
A quanti progetti scientifici ha partecipato?
“Ho partecipato a tanti progetti, però tutti relativi al mio campo di ricerca, ovvero le galassie osservate da diversi punti di vista”.
Ha un progetto da realizzare ma a cui ancora non è riuscita a lavorare?
“Adesso l’astronomia si sta avvicinando all’utilizzo di strumenti sempre più complicati. I telescopi che verranno messi in funzione tra cinque/dieci anni saranno molto imponenti e sofisticati, e quindi uno dei miei sogni è quello di poter entrare a far parte di uno dei progetti che prevedono l’utilizzo di questi telescopi”.
Cosa consiglierebbe a un ragazzo o a una ragazza che, come lei, mostrasse interesse per l’astronomia?
“Dopo aver frequentato la scuola superiore l’inevitabile cammino sarà quello di laurearsi in fisica con l’indirizzo in astrofisica o in alternativa in astronomia. Oltre a queste indicazioni di tipo tecnico, però, consiglierei di andare avanti per la propria strada senza mai perdere la passione che li ha spinti a sceglierla”.
Le domande rivolte all’astrofisica Silvia Piranomonte sono state formulate dagli alunni della classe 3F della scuola secondaria di primo grado di Castel Sant’Elia.