di Maya Viselli (1C)
Conclave è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave” che usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali della Chiesa cattolica per eleggere un nuovo papa, sia la riunione vera e propria.
L’evento storico che diede il nome di conclave all’elezione dei pontefici risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, chiusero a chiave i porporati nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da costringerli a decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice, ruolo che andò a Tebaldo Visconti, papa Gregorio X.
I cardinali che avrebbero dovuto eleggere chi avrebbe preso il posto del defunto Clemente IV erano venti e le ragioni per creare da subito dei litigi furono presenti già dalla prima riunione.
Le votazioni, anonime, erano sempre uguali: tutte le mattine i porporati si recavano al Palazzo Papale, facevano la stessa scelta, sapendo bene che non avrebbero eletto nessun cardinale al ruolo di successore di san Pietro, e poi andavano per Viterbo o da altre parti a svolgere le loro faccende private.
Intanto a Viterbo il Podestà Corrado d’Alviano aveva fatto più volte raccomandazioni ai membri del sacro collegio, affinché si sbrigassero a scegliere il successore di Clemente IV, ma le sue parole non venivano ascoltate mai; quindi, stanco degli “orecchi da mercante” dei prelati, decise di minacciare i cardinali: non lo avesse mai fatto! Gli arrivò subito una bella scomunica, che lo costrinse ad abbandonare la carica di Podestà.
I cardinali francesi, incitati da Carlo d’Angiò, volevano ancora un papa francese; mentre quelli italiani, dopo Clemente IV, pretendevano un papa italiano.
Erano ormai trascorsi diciotto mesi dalla morte di Clemente IV e la popolazione non sopportava più di aspettare la scelta di un nuovo Pontefice. Il Capitano del Popolo Raniero Gatti il Giovane e il nuovo Podestà Alberto di Montebuono ricevevano molte lamentele dal popolo viterbese. Così ebbero un’idea: decisero di chiudere i cardinali nel Palazzo Papale, finché non avessero eletto il successore di Clemente IV.
Era il primo giugno del 1270 quando si chiusero le porte di accesso a Viterbo, i militari andarono a “catturare” tutti i membri del sacro collegio nelle loro case e li rinchiusero – clausi – cum clave nel Palazzo Papale.
Appena tutti i cardinali si ritrovarono all’interno del Palazzo Papale, il Capitano del Popolo Raniero Gatti il Giovane lesse una pergamena con all’interno l’invito a “fare presto”, perché sarebbero potuti uscire da quella prigionia solo dopo aver eletto il nuovo Pontefice.
Il Capitano del Popolo, per costringerli a scegliere più in fretta, ordinò che i cardinali fossero trattati duramente dando loro da mangiare pane e acqua e togliendo le tegole del tetto per far loro soffrire il freddo. Due cardinali morirono proprio a causa delle drastiche decisioni di Raniero Gatti il Giovane e così i porporati rimasero in diciotto.
Da questo evento eccezionale nacque il neologismo “conclave”, usato ancora oggi per designare l’assemblea dei cardinali riuniti per eleggere il nuovo papa.