“Dove sta scritto che [le donne] devono occuparsi delle faccende domestiche? Questo aveva un senso una volta, quando solo l’uomo lavorava fuori casa, ma oggi non lo ha più. Credo siano succubi di una tradizione lunga a morire”. Concludiamo la nostra rubrica “Non ci vuole una scienza…ci vuole una scienziata” con un’intervista all’astrofisica più famosa del nostro tempo, Margherita Hack. Rimarrete colpiti dalla sua simpatia e dalla sua cordialità.
Buongiorno signora Hack.
“Buongiorno giovani giornalisti! Chiamatemi semplicemente Margherita”.
Va bene, Margherita. A quanto ci risulta, è nata il 12 giugno 1922 a Firenze. Come ha passato la tua adolescenza?
“Ero una studentessa mediocre e non pretendevo di prendere voti altissimi, ma studiavo abbastanza. I miei genitori erano antifascisti, tanto che mio padre, di origine svizzero-tedesca, fu licenziato per una sospetta tubercolosi, ma probabilmente era per le sue idee socialiste”.
Per quanto riguarda la sua famiglia, era libera di prendere decisioni riguardo la tua vita o i suoi genitori volevano imporle le loro idee?
“No, i miei genitori mi lasciavano abbastanza libera; infatti non ho avuto problemi a dedicarmi alle mie passioni, come gli sport all’aria aperta. Grazie a questi ho superato i miei limiti e ho imparato a collaborare con gli altri”.
Ci racconti di un tuo importante traguardo nella vita, quello che l’ha fatta sentire per la prima volta realizzata.
“Erano i rivoluzionari anni ‘60. Sono stata invitata a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste, una piccola realtà provinciale. Accettai di buon grado. Pensate che sono stata la prima donna a ricoprire questa carica. In poco tempo il centro ha raggiunto la fama internazionale: è stato il mio orgoglio!”.
Sappiamo che ha un grande amore per i gatti. Se esiste, qual è la connessione tra i gatti e la cosmologia?
“Semplice: la cosmologia è imprevedibile come un gatto!”.
Non ci avevamo mai pensato, in effetti! Ciompa, Cirilla, Smeraldina, Fiocchino…sono nomi molto fantasiosi per dei gatti, ma da lei ci aspettavamo nomi come Bellatrix, Marte, Andromeda. Come mai la scelta è ricaduta su nomi così eccentrici?
“Mi sembravano buffi, come i gatti d’altronde; poi ricordare nomi di corpi celesti sarebbe stato sicuramente più difficile per me perché sono anziana e la memoria non è più delle migliori”.
Come è nata la sua passione per l’astrofisica?
“Mi è stata trasmessa dal mio professore di scienze, che era un appassionato di astrofisica. Infatti, come dico sempre, le stelle non sono molto diverse da noi: nascono, crescono, invecchiano e muoiono”.
Crede nell’esistenza degli alieni?
“Statisticamente è più probabile l’esistenza degli alieni che quella di Dio. Ma non sono la persona adatta a cui fare questa domanda, visto che non ho proprio un bel rapporto con la religione cristiana”.
Che visione ha della morte?
“La morte purtroppo esiste ma, come vedete, a distanza di sette anni dalla mia scomparsa sono ancora qui a parlarvi; quindi credo che, nonostante il corpo non viva in eterno, le persone possano rimanere in vita grazie al ricordo dei loro cari e grazie alle loro scoperte e alle loro imprese”.
Grazie Margherita per il tempo che ci ha dedicato. Ci auguriamo vivamente che i suoi studi e le sue scoperte siano da esempio per le generazioni future.
“Grazie a voi, è stata un’intervista davvero stellare. D’altronde, siamo fatti della stessa materia delle stelle, no?!?”.
L’intervista è stata realizzata da Irene Palazzini, Jasin Nuhiji, Luca Bannetta e Luca Pacelli (3C). Di seguito, vi proponiamo l’audio-intervista.