di Maria Vittoria Pellegrini e Sofia Darida (3B)
Perché il 25 novembre? Il 25 novembre ricorda un drammatico evento avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana. Tre sorelle, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate dai militari, portate in un luogo nascosto, stuprate, torturate, strangolate e poi gettate da un precipizio, per ordine del dittatore Trujillo.
Ma se torniamo indietro nella storia di episodi ne possiamo trovare altri. Per lungo tempo la donna è stata sottomessa all’uomo, considerata inferiore, senza diritti, nel Medioevo addirittura accusata di stregoneria e per questo imprigionata, torturata e la maggior parte delle volte uccisa. Nei primi decenni dell’Ottocento fu sfruttata nelle fabbriche e non poteva avere un’istruzione. Solo alla fine del secolo la donna iniziò ad avere maggiore autonomia, ma l’idea che il ruolo della donna fosse quello della casalinga dedita alla cura della casa, del marito e dei figli era ancora molto diffusa. La prima guerra mondiale obbligò la società a impiegare le donne nel mondo del lavoro perché gli uomini erano in guerra e così, alla fine del conflitto, in 21 nazioni fu concesso il diritto di voto alle donne. Negli stessi anni, in Italia, in Spagna e in Germania la condizione delle donne invece peggiorò a causa dell’ideologia maschilista del fascismo e del nazionalismo, che vedeva la donna ideale inferiore all’uomo.
Il duce ribadiva: “La donna deve obbedire. Nel nostro Stato essa non deve contare”.
In Italia il diritto di voto alle donne fu concesso solamente nel 1946.
Un’altra data importante, simbolo dei maltrattamenti che la donna ha dovuto subire nei secoli e punto di partenza per il proprio riscatto è l’8 marzo, la festa delle donne, che ricorda un evento accaduto nel 1908 a New York, in cui morirono in un incendio 129 operaie di un’industria tessile che avevano scioperato per le pessime condizioni di lavoro ed erano state rinchiuse all’interno della fabbrica in cui lavoravano dal proprietario.
Anche nella letteratura troviamo esempi di violenza sulle donne: basti pensare alla povera Desdemona, uccisa per gelosia da Otello, nella tragedia shakespeariana o la storia di Paolo e Francesca raccontata da Dante nell’Inferno.
Ma l’aggressione fisica non è l’unica forma di violenza. Lo sono anche le vessazioni psicologiche, i ricatti economici, le minacce, le violenze sessuali, lo stalking messi in atto da uomini che considerano la donna come un essere inferiore, debole, un oggetto da possedere. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, a compiere questi atti sono uomini vicini alle vittime: amici, mariti, fratelli, padri…
Le conseguenze di questi eventi ricadono però non solo sulla vittima, ma anche su tutta la sua famiglia e, nel caso di una donna sposata, con figli, ricadono soprattutto su questi ultimi che dovranno vivere senza i genitori.
Con molta tristezza constatiamo che questi avvenimenti avvengono ancora oggi quotidianamente perché la donna ha paura di denunciare, si vergogna e spesso si sente responsabile della violenza che le viene fatta. Per questo è importante sensibilizzare tutti per aiutare le donne che subiscono maltrattamenti a trovare la forza di denunciare e riprendersi la propria vita.