di Maria Vittoria Pellegrini e Sofia Di Michele (3B)
Don Giuseppe Puglisi, detto Pino, è stato un presbitero, educatore e insegnante italiano, assassinato da Cosa Nostra nel giorno del suo 56º compleanno a causa del suo costante impegno evangelico e sociale.
Nacque il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, cortile Faraone, da una famiglia modesta; il padre Carmelo era un calzolaio e la madre Giuseppa Fana era una sarta. Nel 1953, a 16 anni, entrò nel Seminario arcivescovile di Palermo.
Don Pino Puglisi ebbe sempre una grande passione educativa, che lo portò ad assumere, accanto ai compiti sacerdotali, degli incarichi come insegnante in molte scuole siciliane. Il suo impegno dietro la cattedra si protrasse per oltre trent’anni, fino al giorno della morte. Le principali tappe di questo percorso incominciarono, ad esempio, all’Istituto professionale “Einaudi” e alla Scuola media “Archimede”.
Il suo impegno concreto era teso a far nascere nei poveri la coscienza della loro dignità, e questo comportò per Puglisi anche schierarsi dalla loro parte, dunque non accanto al potere ma di fronte a esso, senza cedere a compromessi. Nel tentativo di coinvolgere un ampio numero di persone nella protesta in favore dei diritti civili, fece pressione sulle autorità amministrative perché si attivassero per risolvere i problemi del quartiere. Fu sempre consapevole del fatto che una trasformazione di Brancaccio non sarebbe stata possibile solo attraverso azioni individuali, bensì grazie all’impegno di tutta la collettività. La mafia, secondo Puglisi, era fondata su una cultura e una mentalità antievangeliche e anticristiane, addirittura, per tanti aspetti, sataniche. Egli non tentava di riportare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i giovani che vivevano in un clima sociale e culturale che poteva portarli a considerare i mafiosi degli idoli e delle persone meritevoli di rispetto. Il sacerdote, infatti, attraverso attività e giochi, riusciva a far capire che si può ottenere rispetto dagli altri semplicemente per le proprie idee e i propri valori, nel pieno rispetto della legge. Si rivolgeva spesso esplicitamente ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa. Don Puglisi riuscì a prendere sotto la propria protezione ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati inevitabilmente risucchiati dal mondo mafioso. Il suo togliere giovani alla mafia fu la principale causa dell’ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo e decisero di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno e che non lo portarono a desistere dai suoi scopi. Nel 1992 venne nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e l’evangelizzazione.
Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, intorno alle 20:40 venne ucciso davanti al portone di casa, a Brancaccio, dove inizialmente inscenarono una rapina e poi successivamente con un colpo di pistola alla nuca lo uccisero. I funerali si svolsero il 17 settembre.
Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il mafioso Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi, tra cui quello di don Pino Puglisi.
Don Giuseppe Puglisi è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.
Il 25 maggio 2013 è avvenuta la beatificazione al Foro Italico di Palermo. Il 15 settembre 2018 Papa Francesco ha reso omaggio a don Pino durante una visita a Palermo a 25 anni dal delitto.
Don Giuseppe Puglisi è la prima vittima della mafia a essere proclamata martire della Chiesa cattolica.
Di seguito proponiamo come approfondimento, valido per noi studenti, un video esplicativo di Hub scuola e un cartone animato dedicato a don Pino.