di Irene Sosso (1C)
In una splendida giornata la piccola Merida era nella sua stanzetta fiorita e decorata dai suoi mille ritratti che amava fare. Stava guardando dal suo balcone il suo piccolo e soleggiato paesino e, nel mentre, aveva con sé una delle sue tantissime tele che avrebbe poi usato per disegnare lo splendido paesaggio che si trovava davanti ai suoi occhi. Tra una spennellata e l’altra le venne fame così scese al piano inferiore e si preparò un panino con la marmellata che mangiò nel suo giardino.
Mentre stava mangiando, vide in lontananza una strana creatura di un colore azzurrino che somigliava a un diamante super lucido: sembrava un simpatico fantasmino che sulla “testa” portava un ciuffo che lasciava a terra cristalli di zucchero. La bimba, incuriosita, mollò il suo sandwich e decise di seguire la strana creaturina.
Le scie lasciate da questo strano personaggio la portarono fino a una folta foresta ma, improvvisamente, le tracce sparirono. Merida alzò gli occhi e vide una leva incorporata a un tronco d’albero; data la sua enorme curiosità la tirò verso il basso e, magicamente, si formò quello che sembrava un portale. Era pieno di sfumature azzurre e violacee e, anche se leggermente intimorita, la bambina entrò al suo interno e, appena varcata la soglia, cadde in un sonno profondo e fu catapultata su un letto un po’ scomodo. A svegliarla, fu un buffo omino di pan di zenzero: Merida non credeva ai suoi occhi.
Il dolce esclamò: “Ehi, ciao, io sono Cobby. Tu come ti chiami?”.
La bambina sbalordita gli rispose: “Io sono Merida, ma dove mi trovo? Voglio tornare a casa!”
Il piccoletto la rassicurò dicendole: “Sei nel paese dei Britols, qui tutti sono gentili e dolci, e ogni ospite è trattato come un re!”.
La ragazzina si tranquillizzò pur essendo molto preoccupata ma, in quel momento, la sua attenzione era rivolta solo a ciò che la circondava: le finestre erano decorate da una glassa verde e le porte erano di infiniti colori. Quando uscì dalla piccola casetta, vide degli alberi che raffiguravano dello zucchero filato, un lunghissimo fiume di cioccolato e degli animaletti domestici a forma di caramelle. La bambina rimase a bocca aperta di fronte a quella magnifica veduta e decise di esplorare la stravagante città iniziando a fare amicizia con alcuni abitanti.
Tornata dal suo amico Cobby in tarda sera, Merida decise di domandare al piccolo omino la via migliore per tornare sulla terra. Per cena Cobby aveva invitato anche il suo saggio nonno che riuscì ad aiutare la bambina: le spiegò che per ritornare nel suo paese avrebbe dovuto affrontare l’amaro e invincibile Gerard e tutte le sue trappole.
“Cara, quell’amaro gigante è imbattibile. Tanti anni fa è venuto in paese e ha distrutto tutte le piante; lui odia il dolce e noi non riusciremo mai a combatterlo”.
Merida non era una bambina che si abbatteva facilmente, perciò decise di intraprendere la sua lunga avventura: prese uno zaino capiente e, dato che voleva avere dei ricordi del paese dei Britols, fece un veloce schizzo del paesaggio e si incamminò. Con coraggio si avviò verso un’oscura montagna e qui dovette affrontare una prima prova: attraversare un lago pieno di piccole creaturine terrificanti. Furbamente, Merida lanciò al suo interno un pezzo di pane che attirò la loro attenzione e, stendendo una spessa coperta, riuscì a oltrepassare quel tratto. Successivamente si affrettò a cercare una chiave per aprire una grande porta: così fece tre giri intorno a una colonna e, improvvisamente, comparve una chiave rosso fuoco che sbloccò l’accesso.
Quando entrò all’interno della stanza vide un piccolo goblin che le avrebbe dovuto impedire il passaggio: con astuzia la bambina ingannò la creatura offrendole un pezzo di caramella, un cibo che il piccoletto non aveva mai assaggiato e, dato che le piacque molto, in cambio di quattro caramelle la fece passare.
Senza accorgersene, improvvisamente, Merida incontrò il malefico e gigante Gerard che a gran voce le disse: “Tu! Cosa ci fai qui, sei venuta per caso ad infastidirmi?!? É meglio che te ne vada al più presto prima che mi venga fame!”.
Merida era molto spaventata ma non voleva dimostraglielo, così gli rispose: “Oh caro Gerard, io sono qui per ritornare nel mio paese, sulla terra, e i Britols mi hanno raccontato quello che hai fatto alla loro città! Non sei stato affatto gentile e ne pagherai le conseguenze se non te ne pentirai. Adesso, ti chiedo per favore di riportarmi a casa”.
Il gigante si alterò solo al sentir nominare il piccolo paese, così gridò: “Basta, sparisci subito prima che ti faccia scomparire io!!!”.
La bambina rispose: “Malvagio mostro, io lo so che tu in realtà sei buono, quindi che ne dici di far pace con i Britols e riportarmi sulla terra? In fondo tu qui sei solo tutti i giorni ma, se farai pace con i Britols, avrai sempre degli amici con cui divertirti. Loro non ti vogliono fare del male! Sono dei gentilissimi cittadini”.
Gerard scoppiò a piangere e iniziò a capire che lui per tutto quel tempo era stato triste e che la compagnia di altre persone non sarebbe stata affatto male, così accettò la proposta. Merida non avrebbe mai pensato di poter cambiare l’opinione di un mostruoso gigante, ma ne fu molto felice. Il mostro la ringraziò e, come promesso, la fece ritornare a casa. Quel viaggio le cambiò la vita e imparò molto da quel gigante perché in fondo tutti abbiamo un cuore e tanti sentimenti.