di Mantovani Giorgia (2D)
Il grande poeta Durante Alighieri, noto come Dante, ha gentilmente accettato di essere intervistato dalla sottoscritta Giorgia Mantovani, studentessa e giornalista della classe 2D (scuola secondaria di primo grado).
La ringrazio per avermi concesso un po’ del suo tempo. I miei compagni di scuola sono curiosi di conoscere qualche informazione in più sulla sua vita e sulle sue opere. Prima di tutto vorremmo sapere qualcosa sulle sue origini e sulla sua famiglia.
“Certamente, carissima!!! Nacqui nel 1265 nella splendida città di Firenze da Alighiero di Bellincione e Bella degli Abati. La mia famiglia apparteneva alla piccola nobiltà e non disponeva di grandi ricchezze. Mio padre si dedicava ai commerci e ahimè con mio zio, purtroppo, faceva l’usuraio. La mia dolcissima mamma morì molto presto. Avevo solo dodici anni, ero ancora un giovinetto, quando fui promesso sposo a Gemma Donati, con la quale convolai a nozze a vent’anni e dalla quale ebbi tre figli.
La ringrazio. Adesso vorrei sapere, se possibile, il nome della persona che è stata fondamentale per la sua formazione culturale.
“La mia formazione culturale fu influenzata da Brunetto Latini, un grande maestro. Importanti furono anche la poesia cortese e la Scuola siciliana”.
Ora passiamo ad altro. Mi può parlare, se non sono indiscreta, della sua carriera politica e perché fu esiliato?
“Io sono sempre stato onesto e giusto. Comunque se ha del tempo prezioso da dedicarmi, le racconto tutto dal principio. Nel 1265 un emendamento consentì ai nobili di partecipare alla vita pubblica, purché si fosse iscritti ad una corporazione. Io mi iscrissi a quella dell’Arte dei Medici e degli Speziali, alla quale avevano aderito molti intellettuali. Iniziai così a partecipare alla vita del Comune di Firenze. Nel 1300 divenni priore e mi trovai in conflitto con papa Bonifacio VIII che sosteneva i Guelfi Neri. In quegli anni gli scontri tra Guelfi Neri e Guelfi Bianchi erano all’ordine del giorno. Quando Carlo di Valois entrò con la forza a Firenze e diede il potere ai Neri, io fui accusato di corruzione e venni condannato all’esilio. Se fossi tornato a Firenze, sarei stato condannato a morte!”
Mi sa dire, Maestro, che cosa fece e dove andò per tutti questi anni di esilio?
“Viaggiai disperatamente per tutta l’Italia centro-settentrionale e fui ospite presso le maggiori corti di note città come Treviso, Verona, Arezzo, Forlì, Ravenna. Sa, inoltre, che cosa è successo? Nel 1315 Firenze mi diede la possibilità di ritornare, ma in cambio avrei dovuto pagare una multa e avrei dovuto riconoscere pubblicamente il mio torto (cioè autoaccusarmi di essere corrotto). Rifiutai di subire ciò che non meritavo! Così io e i miei figli abbandonammo per sempre la speranza di tornare a Firenze”.
Nonostante sia stata un’esperienza dolorosa, durante l’esilio ha scritto la sua più grande opera. Può parlarci della Divina Commedia?
“Prima di tutto devo fare un chiarimento. L’opera non è nata come «Divina». Questo aggettivo venne dato alla mia Commedia nel 1555 in un’edizione veneziana da parte del grande Giovanni Boccaccio. La scrissi in endecasillabi, per la precisione 14233, raggruppando i versi in terzine a rima incatenata”.
Com’è strutturata la sua grande opera?
“È composta da 100 canti suddivisi in 3 cantiche, cioè Inferno, Purgatorio, Paradiso, ciascuna delle quali contiene 33 canti, più un canto iniziale introduttivo”.
Da un mio approfondimento sulla Divina Commedia, ho potuto constatare che è stato molto attento al significato simbolico dei numeri. Che cosa mi sa dire al riguardo?
“Per me la simbologia dei numeri è molto importante! Dato che il numero 3 nel Medioevo era considerato il numero perfetto, in quanto simbolo della santissima Trinità, ho scelto di basare su di esso e sui suoi multipli la struttura dell’opera”.
Che cosa rappresenta per lei questa opera?
“La mia Commedia è il racconto di un viaggio spirituale (metafora della vita degli uomini e dell’umanità intera), che compii nella Settimana Santa dell’anno 1300, l’anno del Giubileo. Questo viaggio, che iniziò dal mio smarrimento nella selva oscura del peccato, mi portò ad attraversare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, accompagnato dalle mie tre guide spirituali: Virgilio, Beatrice e San Bernardo”.
Mi scusi se la interrompo!!! Come conobbe Beatrice, il suo grande amore e come divenne la sua musa?
“La incontrai per la prima volta a nove anni e fu amore a prima vista. Come potevo non innamorarmene? Era così bella fin da bambina! La rividi a diciotto anni e sembrava tanto gentile e onesta. In quella circostanza usai la mia furbizia per proteggerla dalle malelingue. Infatti, quando la incontrai in chiesa, feci finta di guardare un’altra donna (questo perché lei era sposata con un potente banchiere, Simone de’ Bardi)”.
La ringrazio per questa preziosa intervista anche a nome dei miei compagni e della nostra scuola.
“Grazie a lei per il suo interessamento. Spero che ora quando leggerete le mie opere lo farete con più passione. A presto”.